Il vostro seno è dolente e faticate ad allattare? L’esperienza delle ragadi accompagna i vostri ricordi in modo doloroso? Vi siete trovate in difficoltà e non sapevate come risolvere il vostro problema?
La guida pratica per i problemi al seno in allattamento che vi propongo non vuole certo avere la pretesa di essere esaustiva e di risolvere tutte le problematiche che si possono presentare.
Però ritengo importante condividere con ognuno di voi ciò che ho appreso per esperienza professionale e personale, al fine di aiutarvi ad avere alcune importanti informazioni.
Come accennavo in un precedente articolo (“Allattamento al seno: quali cambiamenti fisici comporta”), il seno si predispone all’allattamento già durante la gravidanza. E’ infatti al 7° mese di gestazione che inizia a produrre latte e nello specifico il colostro, che è il primo liquido di cui si nutre il neonato nei primi istanti/giorni dopo la nascita, finché non sopraggiunge la montata lattea. Il segnale più chiaro per riconoscerla è il senso di tensione al seno che si avverte.
Non c’è da stupirsi, dunque, se nei giorni successivi al parto il seno si tenderà ulteriormente e diventerà più turgido, arrivando in alcuni casi addirittura ad essere dolente. Il gonfiore al seno dipende anche dal fatto che si verifica un maggiore afflusso di sangue nella zona.
Con l’arrivo della montata lattea, si raggiunge il picco del senso di tensione, ma poi se l’allattamento si avvia bene, tutto ritorna alla normalità.
Cosa fare per alleviare la tensione al seno?
- il consiglio migliore è quello di attaccare spesso il piccolo al seno per farlo succhiare
- può essere utile anche eseguire un leggero massaggio al seno, per la durata di circa cinque minuti per volta: si effettua un movimento circolare con i polpastrelli di due-tre dita sulla zona più tesa
- se la tensione al seno è forte, si possono fare degli impacchi caldi-umidi, bagnando un asciugamano e applicandolo sul seno dolente per circa dieci minuti tre-quattro volte al giorno
- è bene evitare, inoltre, di indossare il reggiseno finché la tensione non si sia alleviata.
Ma quando le cose non vanno così lisce, possiamo trovarci di fronte a situazioni in cui o il seno non pare avere un’aspetto consono all’allattamento (capezzoli rientranti) o il dolore è tale da portarci a voler interrompere l’esperienza di nutrizione al seno.
Ecco una guida pratica sui principali sintomi che si possono presentare, sulle cause di questi e sul cosa poter fare per affrontarli!
Capezzoli piatti o rientranti: in gravidanza non serve far molto.
Subito dopo il parto è importante invece:
- rinforzare la mamma sul fatto che anche lei potrà allattare perché tutta l’areola è coinvolta e non solo il capezzolo
- permettere al bambino di esplorare il seno
- aiutare a far uscire il capezzolo alla prima poppata (per ex con l’aiuto di una siringa)
- permettere alla mamma di sperimentare diverse posizioni
- si può proporre il para capezzolo, ma solo se le altre strategie non hanno funzionato.
- finché il bimbo non si attacca, è bene poter tirare il latte e darglielo (magari anche con una siringa). All’inizio, se possibile, sarebbe meglio evitare il biberon affinché il neonato non debba fare il doppio sforzo di apprendere 2 tipi di suzioni differenti
Linfedema da montata lattea: consiste in una iper quantità di sangue e liquidi nel seno. Essendo tipico da montata lattea si può riscontrare proprio nei primi giorni.
Mentre nella mammella iper piena di latte c’è seno caldo, pesante e duro, ma il latte fuoriesce e non c’è febbre, nel linfedema c’è possibile febbre e il latte non fuoriesce.
Cause del linfedema:
- inizio ritardato dell’ allattamento o attacco non corretto
- seno molto pieno di latte con rimozione dello stesso poco frequente
- poppate troppo brevi
- caratteristiche anatomiche del seno
- uso improprio del para capezzolo
Prevenzione: allattare subito dopo il parto; fare attenzione all’attacco corretto e sollecitare l’ allattamento a richiesta.
Cosa poter fare:
- eliminare il dolore (si può prendere un antinfiammatorio anche perché se c’è dolore il rischio è che non si presenti il riflesso ossitocinico -vedi articolo: “Allattamento al seno: quanti e quali cambiamenti fisici comporta!”)
- fare impacchi freddi tra le poppate (azione antinfiammatoria)
- se l’edema è sul capezzolo/areola massaggiare a pressione inversa, cioè dal capezzolo verso il torace (fare una delicata pressione verso il torace, tenendo le dita premute intorno al capezzolo)
Ingorgo mammario
Cause: mancato svuotamento del seno, limiti imposti sulla durata delle poppate, compressione che ha bloccato i dotti (dita a forbice, reggiseni che comprimono), dotti chiusi per pori ostruiti, iper produzione di latte, stress o dolore che non consentono il riflesso ossitocinico.
Segni e sintomi: arrossamento, febbre che non dura da più di 24 ore, seno gonfio
Cosa poter fare:
- assumere un antinfiammatorio
- fare impacchi freddi fra le poppate
- fare impacchi tiepidi appena prima della poppata (per rilassare i dotti)
- spremere dolcemente l’areola prima della poppata
- assicurarsi che la posizione sia corretta
- fare massaggio ossitocinico che consiste nel far stendere la mamma con le braccia su un tavolo affinchè il seno sia libero; a quel punto si fa un massaggio con movimenti circolatori sulla colonna vertebrale dall’alto verso il basso (partendo dal collo a scendere). Va fatto per una 20 di minuti
Blocco di uno o più dotti galattofori: il latte non fluisce bene da una zona del seno e c’è dolore localizzato.
Cause
- poppate poco frequenti
- bimbo che non succhia correttamente
- pressione degli indumenti
Cosa poter fare:
- massaggiare il seno con impacchi o getti di acqua calda prima dell’ allattamento
- lavorare sulla posizione del bimbo
- terapia con ultrasuoni
Mastite: infezione locale della mammella che provoca dolore, arrossamento, febbre, debilitazione generale.
Cause
- trauma al seno (esempio aver preso una botta al seno)
- screpolature o ragadi che portano germi
- ingorgo o blocco dei dotti non ben trattati
- debilitazione materna con ridotta resistenza alle infezioni
Cosa poter fare:
- continuare ad allattare
- stare a riposo a letto
- assumere liquidi supplementari
- assumere antinfiammatori
- assumere antibiotici
Capezzoli dolenti: l’indolenzimento all’inizio può essere normale, ma non deve essere sottovalutato perché il dolore inibisce il riflesso ossitocinico e può demotivare la mamma ad allattare.
Cause:
- attacco scorretto e suzione inefficace
- seno pesante e non sostenuto durante la poppata (se il seno è molto grosso può essere utile consigliare alla mamma di far passare un foulard sotto al seno e legarlo dietro al collo)
- micosi
- candida (infezione a ping pong tra seno della mamma e bocca del bimbo. I capezzoli sono rossi e irritati. Il neonato può avere macchie biancastre al cavo orale e una dermatite da pannolino. Si può curare l’infezione a livello farmacologico e non è necessario interrompere l’allattamento)
- frenulo corto (la frenulotomia -taglio del frenulo- è una procedura semplice che si può fare tranquillamente in ospedale, nei reparti di ostetricia appena dopo la nascita, senza anestesia)
- fenomeno di Raynaud (procura dolore forte e la fase più acuta del dolore è successiva al momento della suzione. Quando il bimbo si stacca il capezzolo quest’ultimo si presenta quasi completamente bianco per vaso spasmo e la sensazione dolorosa è un bruciore molto forte. Fortunatamente è un fenomeno raro ed è causato da carenza di vitamina B12. Assumere quindi tale vitamina aiuta a risolvere il problema. Anche impacchi tiepidi appena dopo aver terminato l’allattamento possono aiutare a ridurre il vaso spasmo.)
Cosa fare:
- correggere la posizione
- iniziare la poppata nel seno che risulta essere meno dolente
- cambiare la posizione del bimbo
- esporre il seno all’aria e al sole per favorire la guarigione
- staccare il bimbo dolcemente se rimane attaccato al seno e si addormenta affinché non tiri il capezzolo
- se non si riesce ad attaccare il bimbo si può fare la spremitura del latte e somministrarglielo. Uno dei modi più consoni all’inizio può essere con sondino al dito (il sondino si mette sul dito della mamma e poi questo va in bocca al bambino per dare al piccolo la sensazione di suzione più simile a quella del seno)
- usare prodotti cicatrizzanti. Ricordiamo, a tal proposito, che il latte stesso ha potere cicatrizzante, per cui prima di porre creme si può consigliare alla mamma di spremere un po’ del suo latte per massaggiare i capezzoli e le areole
Dottoressa Francesca Quartero
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa